Produzioni

My inner space

Musica eseguita dal vivo da Julia Kent

Rete RPA - Rete per le performing arts Coproduzione Balletto Teatro di Torino / Scene _RIVOLIMUSICA


Musica: Julia Kent
Luci: Gustavo Boetti
Elaborazione coreografica a cura dei
Danzatori del BTT Balletto Teatro di Torino (7 danzatori)
Scultura installativa di Fabio Perino
Durata: 50 minuti

 

Lo spettacolo é disponibile sia su musica del vivo, che con musica registrata.

             

 

MY INNER SPACE é una creazione coreografica per 7 danzatori su musiche di Julia Kent, violoncellista sperimentale e musicista del gruppo Antony and the Johnsons (2005-2009). Partendo dall’album Temporal, Kent propone al BTT una selezione di tracce melodiche raffinate ed ammalianti, tra cui la traccia Last Hour Story: un crescendo di suoni di strumenti a corda che fonde l’abilità cinematica di Max Richter con l’energia greve del post-rock.

Con MY INNER SPACE i danzatori del BTT proseguono il proprio percorso di scrittura coreografica collaborativa su musica dal vivo, firmando loro stessi le coreografie.

I danzatori percepiscono ed attivano il proprio spazio interiore  attraverso loop di movimento energizzanti ed un’incorporazione delle dinamiche musicali suonate da Julia Kent. I corpi si affidano a beat armonici e a percussioni destabilizzate che si intrecciano con voci umane abilmente trasfigurate, per generare una danza che, a partire da un contatto profondo ed individuale, si apre lentamente ma inesorabilmente ad una condivisione dello spazio di prossimità interpersonale. Questo produce contaminazioni e risonanze tra musica e danza volte alla costruzione di una tessitura ritmica relazionale in stato di “stasi impossibile”, da cui scaturiscono immagini sottili e presenti dei motori cinetici infiniti della Natura: onde e vibrazioni, crescite e infiltrazioni, distacchi e ritrovamenti.

Sulla scena l’installazione di Fabio Perino materializza una membrana luminosa che confina una delle danzatrici dal resto del gruppo, rendendo ancora più evidente che la ricerca dei confini del proprio MY INNER SPACE rimane inevitabilmente una domanda esistenziale in divenire piuttosto che una delineazione separatista e rifiutante di ciò che é altro da sé.